martedì 10 giugno 2008

Trieste - cimitero musulmano (5)


{......} L’ingresso ora è situato in via Costalunga, al civico 101. L’appezzamento su cui si estende il cimitero ha forma trapezoidale. Il primo elemento che vi si nota è il portone d’ingresso, con un arco a ferro di cavallo. Questo tipo di arco a tre quarti di circonferenza è caratteristico, nel mondo islamico, soprattutto dell’architettura maghrebina e spagnola del periodo della dominazione araba, ma non solo: si ritrova anche in basiliche protocristiane armene, in ambito mediorientale, in India e, addirittura, presso gli Etruschi e nell’architettura tardo-romana.
Il motivo dell’arco a ferro di cavallo viene ripreso anche all’esterno, come motivo ornamentale della muratura, ed all’interno del giardino, dove troviamo un pozzo da cui attingere l’acqua per il lavaggio delle salme: la carrucola pende da un arco a ferro di cavallo in metallo.
L’elemento architettonico dell’arco a ferro di cavallo: il portone d’ingresso, la muratura esterna, il pozzo. (1)



Le fotografie del cimitero ottomano in questo capitolo e in quelli successivi sono state scattate in occasione del sopralluogo ivi effettuato il 23 maggio 2006 grazie al dott. Saleh Igbarria, presidente della comunità islamica di Trieste.





{......} Attraversando in linea retta l’area d’ingresso si arriva al campo, mentre a sinistra troviamo un altro arco, sempre a ferro di cavallo, che immette nella cappella mortuaria, sovrastata dalla cupola. Alla sommità di questa seconda porta, si trova una targa di bronzo con una frase tratta dal Corano: “ogni anima gusterà la morte; quindi a noi sarete fatti ritornare.(1)

(1) Vincenza Grassi, Il cimitero “ottomano” di Trieste, “Oriente moderno” N.10-12 (ottobre – dicembre 1985), Roma, pag. 225.


La cappella è sovrastata da una cupola, sotto la quale vi sono quattro finestre a spicchio. Sulla sommità della cupola spicca una mezzaluna: una falce rivolta verso l’alto che, al passante più attento, facendo capolino dal muro di cinta rivela la secolare presenza del cimitero nella città.
Al suo interno, colonne paraste a parallelepipedo schiacciato ornano i muri: all’interno della stanza, solo il lavacro in marmo collocato al centro. In fondo, sul lato sinistro, era collocato un caminetto (1), che serviva per riscaldare l’acqua per il lavaggio rituale dei defunti, che deve essere fatto con acqua tiepida. In fondo, oltre un’altra porta, la stanzetta del custode, non più in uso ormai da decenni. All’interno e all’esterno dell’edificio, il colore dei muri è il giallo.
(2) In Una passeggiata alle tombe, Vincenzo De Drago ci presenta una breve descrizione del cimitero nel 1870: il colore dell’edificio era, allora, il bianco; egli lo definisce, erroneamente, moschea.




(1) Intervista a Saleh Igbarria, presidente della comunità islamica di Trieste, durante il sopralluogo al cimitero.
(2) Vincenzo de Drago, “Una passeggiata alle tombe”, Trieste, Tipografia Appolonio & Caprin, 1870, pag. 211.

foto: Mauro Vivian
da "i Turchi a Trieste: storia del consolato e del cimitero ottomani" (tesi di laurea in Storia dell'Impero Ottomano) di Mauro Vivian
http://www.flickr.com/photos/30495468@N08/

4 commenti:

Anonimo ha detto...

ma sti tre zurli qua de sora xe spammer?

Anonimo ha detto...

bele le foto de Mauro

Anonimo ha detto...

birbante, te ga disabilitado el tasto destro, ah?
te ga fato ben, in giro xe pien de gente che copia e incolla

mytrieste ha detto...

grazie