domenica 29 giugno 2008

Trieste - Madame Dinosaures

La signora dei dinosauri
Ricostruisce gli scheletri per i musei di tutto il mondo. "Il mio lavoro? A metà tra i puzzle e l’anatomia"
RAPHAËL ZANOTTI
INVIATO A TRIESTE Giorgia Bacchia ama i puzzle fin da quand’era piccola. L’ultimo che ha ricostruito ha 75 milioni di anni. È un triceratopo, un dinosauro corazzato lungo sette metri e mezzo, alto tre, con un testone di due e corna lunghe un metro e venti. Roba da mettere a disagio un T-Rex, quando ne incontrava uno. Giorgia ha 29 anni e da quattro è la Signora dei dinosauri. Il padre le ha lasciato questa eredità: titolare della Zoic, l’unica azienda in Italia in grado di ricostruire dinosauri di grosse dimensioni. Una delle prime cinque al mondo, volume d’affari sul milione di euro. Il mercato in cui opera non è vastissimo. Alla società, che ha sede a Trieste, si rivolgono soprattutto i grandi musei di storia naturale del mondo, ma anche i privati. L’ultima sua creatura, il triceratopo appunto, è stato battuto all’asta di Christie’s per 600 mila euro e ad aggiudicarselo è stato proprio un appassionato americano. Von Paulus (così si chiama il triceratopo, dal nome del comandante delle truppe corazzate tedesche a Stalingrado) è tornato in patria. Le sue ossa provengono infatti dal Wyoming e la Zoic le ha acquistate per circa 100 mila euro da un mediatore tedesco. Ci sono voluti cinque mesi di intenso lavoro per tirarlo fuori dalla roccia e montarlo, osso dopo osso. Il Von Paulus Ma alla fine ne è valsa la pena: all’asta Von Paulus è stato tanto apprezzato che altri compratori, dopo aver perso questo gioiello, hanno subito prenotato un altro triceratopo. E l’azienda di Trieste è già in trattative per comprarne uno. «Ricostruire un dinosauro non è una cosa che s’inventa da un giorno all’altro - spiega Giorgia - Di piccole aziende che lavorano coi fossili ce n’è tante, ma bisogna avere un bel giro per rimanere impegnati mesi nella ricostruzione di un grosso dinosauro con la speranza di rivenderlo intero». Ma come si fa rinascere un dinosauro? Innanzitutto bisogna trovare lo scheletro, e già qui cominciano le difficoltà. In Italia non è possibile acquistarlo. Per legge qualsiasi cosa si trovi nel sottosuolo è di proprietà dello Stato. Bisogna quindi rivolgersi all’estero, in Medioriente o meglio ancora negli Stati Uniti. Una volta acquistate, le ossa vengono trasportate in blocchi di pietra e terra rivestiti da una camicia di gesso protettiva. I blocchi vengono accumulati in un magazzino nella zona industriale di Trieste, dove due geologi, due tecnici e due disegnatori tireranno fuori ogni osso dalla roccia. L’osso mancante Entrare nel laboratorio è già di per sé un’esperienza. Sui banconi ci sono arnesi di tutti i tipi: dai disegni ai lavori di carpenteria, tutto viene realizzato in questo capannone. Il pavimento è totalmente invaso da macerie che arrivano all’altezza della caviglia: quel che resta di vecchi dinosauri già ricostruiti. È necessaria una buona base di anatomia comparata per riuscire a individuare l’osso che si ha davanti, ma anche una certa vena artistica. «Trovare uno scheletro completo al 100% è impossibile - continua Giorgia - Parte delle ossa va ricostruito. Noi lo facciamo o scolpendo in plastica l’osso mancante, oppure ottenendo una copia attraverso il calco di un altro osso». Il processo è un connubio di originalità e fantasia: per sprecare meno silicone possibile, alla Zoic il contenitore del calco viene ricostruito di volta in volta con pezzi del lego. Man mano che le ossa vengono estratte dalla roccia o ricostruite, le si aggancia a un telaio in acciaio inox appositamente costruito da un carpentiere. Non basta rimettere in piedi un dinosauro, occorre montarlo nella posa che più piace al committente. I tempi per la ricostruzione possono variare. Ogni dinosauro è un enigma a sé, con le sue difficoltà e le sue soluzioni. «È un lavoro affascinante, mi sento molto fortunata a poterlo fare - spiega Giorgia - È tutto merito di mio padre. Grazie a lui, tra le ossa con milioni di anni, ci sono cresciuta. A quattro anni, a una fiera, ho scambiato il mio ciucciotto con tre fossili, il mio destino era segnato». Flavio, il padre di Giorgia, è infatti un pioniere in questo settore. «Ho cominciato quand’ero ragazzino - racconta - Collezionavo di tutto, dai minerali alle farfalle. Cercavo le cose più rare, e così che sono incappato nei fossili. Ricordo ancora l’entusiasmo di quando, da ragazzo, trovavo un pescetto impresso nella roccia dopo due o tre giorni di ricerca sul Carso o in Croazia». Continua: «Oggi l’entusiasmo è rimasto lo stesso, anche se quegli stessi fossili ora li vendiamo a cassette. Mi sono reso conto che questa passione poteva diventare un lavoro quando, all’università, un mio compagno a cui avevo mostrato la collezione mi ha chiesto se poteva comprare un fossile. Mi ha domandato quanto volessi e io gli ho risposto: "Boh, e che ne so?". Mi diede 20 mila lire. Da allora ho capito che poteva essere un business». Da Londra alla Corea Un bel business. La Zoic è nata solo nel 2004 come costola di una precedente azienda di Flavio Bacchia, la Cœlodus che nel frattempo si era trasformata in Stoneage. Si occupa esclusivamente della ricostruzione di dinosauri ed è in mano a Giorgia. Al padre è rimasto l’altro settore: fossili e diorama, ovvero la ricostruzione completa di ambienti preistorici per piccoli musei che non possono permettersi un dinosauro originale. La specializzazione era necessaria, non sono più i tempi di Jurassik Park: il mercato al minuto si è contratto dell’80%. Ma alla Zoic oggi si rivolgono istituzioni come il British Museum, dove c’è il calco di un cranio di allosauro, oppure il Museo coreano di preistoria. È della Zoic anche Jenny, l’allosauro del Museo Federico II di Napoli. E l’adrosauro Antonio, il primo dinosauro completamente italiano che si può ammirare al Museo di Storia naturale di Trieste. Di recente il Museo Cappellini di Bologna ha chiesto alla famiglia Bacchia e ai loro incredibili artigiani di spostare e restaurare un modello di diplodoco in gesso che risale al 1909: un tesoro storico già da solo. Giorgia Bacchia chiude il magazzino e lascia dormire i suoi dinosauri ancora mezzi montati. A casa ad aspettarla c’è Asia, sua figlia di due anni e mezzo. La piccola pare abbia una passione: le piacciono i puzzle. source http://www.youtube.com/watch?v=57lScX4VbXQ

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao, quando avevo 18 anni avevo lavorato con Flavio Bacchia , all'osservatorio geofisico di Trieste, lui si occupava dei computer ch in quei anni erano grandi come armadi e dovevi perforare le schede, ogni scheda un dato
Ciaoooooo
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mytrieste ha detto...

.......interessante cambiamento de carriera.....

Anonimo ha detto...

passa a trovarmi anke nei miei blog, un abbraccio

ciaooo
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mytrieste ha detto...

bele verdure, te son fortunado

CMViaggi - Calogero Mira ha detto...

Oggi un'intervista al paleontologo Flavio Bracchia in televisione. Interessante il suo lavoro con i dinosauri.