sabato 20 settembre 2008

Trieste - cassazione e assicurazioni generali

nozze solo in chiesa? niente risarcimenti

CASSAZIONE: NOZZE SOLO IN CHIESA? NIENTE RISARCIMENTI

Matrimonio solo in chiesa e mai trascritto in comune? Non si ha diritto ad alcun risarcimento del danno in caso di morte del coniuge per un incidente stradale. Lo afferma la Cassazione che ha respinto la domanda di una donna che si era vista negare dalla Corte d'appello di Trieste il risarcimento dei danni per il decesso del marito. I due erano sposati soltanto con rito canonico, privo di effetti civili, e i giudici del merito non avevano ritenuto provata la loro convivenza. La donna, dunque, si era rivolta alla Suprema Corte, non mettendo in discussione il fatto che "un soggetto, a fronte di un matrimonio contratto solo con il rito canonico e trascritto, non possa vantare diritti patrimoniali nei confronti del coniuge defunto", ma sottolineando che non era "giusti che la mancata trascrizione debba privare di rilevanza la 'affectio maritalis', la comunanza di spirito e di ideali che sicuramente possono avvincere anche due persone che si siano sposate solo religiosamente e che costituiscono il presupposto fondante del riconoscimento del danno morale ove intervenga la morte del congiunto". La Suprema Corte (terza sezione civile, sentenza n.23725) ha ritenuto "infondato" il motivo di ricorso: "Il diritto al risarcimento da fatto illecito concretatosi in un evento mortale va riconosciuto anche al convivente more uxorio del defunto stesso - si ricorda nella sentenza - quando risulti concretamente dimostrata siffatta relazione caratterizzata da tendenziale stabilita' e da mutua assistenza morale e materiale". Nel caso in esame, pero', "e' mancata la prova dell'esistenza di una relazione tendenzialmente stabile e di una mutua assistenza morale e materiale" tra i due, cosicche' "il giudice ha escluso che la donna potesse vantare diritti risarcitori a cagione della morte dell'uomo". (AGI)
(19 settembre 2008 ore 16.43)
nozze gay? compagno risarcito

I due francesi uniti dal Pacs vivevano da anni a Venezia. Uno è morto investito da un'auto all'altro è stato riconosciuto il danno morale "come prossimo congiunto"

Gay risarcito dall'assicurazione per la morte del compagno

Il legale: "Le Generali in Francia avrebbero equiparato la vittima dell'incidente al coniuge Se ciò era valido per la compagnia nel paese transalpino, doveva esserlo anche in Italia"

VENEZIA - Per la prima volta in Italia un gay si è visto riconoscere dalle assicurazioni il danno morale "come prossimo congiunto" e ha ottenuto un risarcimento per la morte del compagno, vittima di un incidente. E' accaduto a Venezia, e a riconoscere il danno patito e il risarcimento sono state le Assicurazioni Generali: secondo quanto riporta Il Gazzettino, la compagnia assicuratrice avrebbe in questo modo tutelato i diritti del compagno dell'uomo - un 80enne deceduto nel gennaio scorso dopo essere stato investito mentre attraversava la strada al Lido di Venezia - come se i due fossero stati una famiglia tradizionale. Questo nonostante non vi fosse tra loro alcun legame riconosciuto in Italia dal punto di vista formale o alcun rapporto di parentela. Ma i due uomini, entrambi francesi, insieme da circa 40 anni e residenti a Venezia, si erano "uniti" formalmente come coppia a Parigi, usufruendo del "patto civile di solidarietà" previsto dalla legge francese 99-944. Una norma che disciplina le unioni diverse dal matrimonio, anche tra omosessuali. Le Assicurazioni Generali avrebbero così riconosciuto in Italia, con una transazione, ciò che era valido per le unioni tra gay in Francia, stabilendo in definitiva che i due anziani erano una coppia. "Nel gennaio scorso - racconta Il Gazzettino - subito dopo la tragedia, inizialmente non era bastata la parola del vedovo gay per procedere alla cremazione del compagno investito da un'auto. Così ci vollero due settimane, e una lunga trafila burocratica prima di poter dare a Georges Gaston Lillemant, 80 anni, di nazionalità francese, degna sepoltura. L'uomo nato a Chateau Villan ufficialmente era residente a Parigi, anche se da parecchi anni con domicilio in laguna, insieme al compagno". "Non c'è stato bisogno di alcuna causa" ha spiegato l'avvocato Augusto Palese, che ha patrocinato il vedovo gay davanti alle Assicurazioni Generali. "I due si erano uniti civilmente in Francia con il 'patto civile di solidarietà. Ho argomentato che le Generali, presenti in Francia, avrebbero in quel Paese equiparare la vittima dell'incidente al 'marito' del mio assistito. Se ciò era valido per la Compagnia nel paese transalpino doveva esserlo anche in Italia".
Una tesi, ha aggiunto, "che le Generali hanno accolto con disponibilità e una grande attenzione alle nuove sensibilità sociali". Il compagno dell'uomo era rimasto vittima di un incidente al Lido di Venezia, investito da un automobilista assicurato con Generali. Sull'incidente - dalla dinamica controversa, ammette lo stesso Palese - era stata aperta anche un'inchiesta penale per omicidio colposo, che si avvia però all'archiviazione. "Era doveroso - conclude Palese - riconoscere il risarcimento, perché la loro era un'unione bella e buona e non poteva non parlarsi, per chi aveva perso il compagno, di prossimo congiunto". (26 luglio 2008) E vi «Dico» che la legge francese può venire applicata anche in Italia

Nessun commento: