mercoledì 4 febbraio 2009

caro estinto diventa diamante

Le ceneri del caro estinto diventano un diamante

Proposta di un’azienda svizzera fondata da due imprenditori nostrani: costo, dai 3500 euro in su
di Marina Nemeth
Un diamante è per sempre, anzi per l'eternità. Una piccola società svizzera, Algordanza, già operativa e in crescita in tutto il mondo, ha scoperto l'ultima frontiera dell'immortalità: il segreto per trasformare, in laboratorio, le ceneri del caro estinto in una pietra preziosa. Non si tratta però di un privilegio riservato a pochi eletti con solide finanze: artefici due imprenditori di casa nostra (il triestino Walter Mendizza, 55 anni, e la monfalconese Christina Sponza, 37), ora tutti gli italiani possono decidere di rinascere dalle proprie ceneri e diventare, tempo qualche settimana, un gioiello di famiglia, magari incastonati in un anello o in un pendaglio dalle forme (e dai carati) più vari. A prezzi che vanno dai 3500 euro ai 15 mila. Walter e Christina, assieme ad un terzo socio romano, hanno infatti aperto a due passi dal Vaticano, nel cuore di Roma, la prima sede legale italiana di Algordanza e dei Diamanti della Memoria, nome coniato dalla società elvetica per pubblicizzare le loro creazioni. Le quali, assicura, sono frutto di un procedimento di cristallizzazione naturale del carbonio certificato a garantire un'impronta univoca e assolutamente individuale ottenuta dalle cremazioni ricevute, nessun elemento estraneo incluso. Così che ogni diamante può assumere tonalità che variano dal bianco all'azzurro, a seconda della composizione chimica di ogni persona scomparsa. Unica, appunto, come unico è lo stile di vita e l'ambiente in cui ognuno di noi vive. La notizia, come prevedibile, ha già ingolosito i media nazionali, tanto che in questi giorni i due registreranno in Svizzera, nella casa madre di Coira, antica città nel cantone dei Grigioni, un filmato che andrà in onda domenica 8 febbraio durante la trasmissione «Tatatmi» di Raitre, il noto talk show di Camila Raznovich. In Facebook, il social network più trendy del momento, un gruppo dal significativo nome «Sono brillante, sarò diamante» accoglie quasi un centinaio di sostenitori della “preziosa” forma di sepoltura. E il sito italiano aperto in Internet è già stato contattato tanto da singole persone, dal Piemonte alla Puglia, quanto - come è ovvio - da alcune imprese di pompe funebri. A questo punto sarà curioso sondare la reazione del popolo italico, in genere visceralmente legato ai funerali e alle giornate del ricordo da celebrare in cimitero, a differenza di altri paesi come il Giappone, che da solo assorbe il 40 per cento del mercato di Algordanza.
«Posso solo raccontare la mia esperienza personale», dice Walter Mendizza, già direttore generale della compagnia Sasa Vita oggi in pensione: «Mia madre morì molto giovane, ad appena 45 anni. Un dolore che non sono mai riuscito a metabolizzare. Quando, due anni fa, ho letto un articolo in inglese che dava notizia della possibilità di trasformare le sue ceneri in un diamante, non ho avuto dubbi e mi sono attivato per renderla possibile anche in Italia. Ora non vedo l'ora di portarla via dal luogo buio e freddo in cui sta per tenerla sempre con me». Una storia molto privata motiva anche Christina Sponza, un passato nel gruppo dirigente del Partito Radicale, architetto attualmente impegnato con l'associazione Tecnosophia in progetti ambientalisti per il superamento delle barriere architettoniche in collaborazione con la Consulta regionale del volontariato. «Uscivo dal lutto di un carissimo amico – spiega - incontravo i suoi parenti e comprendevo la sensazione, devastante, che si prova dopo aver perso un familiare. Come alleviare quella pena? Forse con qualche cosa di fisico che potesse rinnovare il legame, che desse la sensazione di un eterno presente. Un “luogo” personale dove concentrare tutto: memoria e gioia dei ricordi di chi si ha amato». L’intuizione, a giudicare i numeri, sembra aver fatto breccia nel cuore di un buon numero di famiglie colpite dalla perdita di una persona cara, se è vero che la società svizzera viaggia con una media di cento diamanti prodotti al mese, anche pagati a rate.

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