venerdì 2 gennaio 2009

trieste - lola salvi

marcella battelini
A cent’anni dalla nascita una mostra e una retrospettiva in autunno

Piccola star del cinema muto Trieste al sogno di Hollywood ritorna la favola dell’attrice Lola Salvi

Pietro Spirito
Marcella Battelini, morta dimenticata nel ’94, era stata anche un’appassionata speleologa
TRIESTE Dal buio delle grotte del Carso triestino alle luci dei riflettori di Hollywood, dalla Trieste fascista al mondo dorato del cinema internazionale e poi, di ritorno, dai fasti della notorietà ai palcoscenici italiani del varietà. È una storia curiosa, e in buona parte ancora da scrivere, quella della triestina Marcella Battelini, in arte Lola Salvi, piccola star del cinema muto degli anni Venti morta praticamente dimenticata a Nizza nel 1994. Quest’anno ricorrono i cento anni della nascita di Marcella Battelini, e il Club alpinistico triestino - sodalizio con una solida tradizione di esplorazioni speleologiche ma da sempre attento anche alla divulgazione culturale della storia del territorio di Trieste - si appresta a ricordarla con una mostra il prossimo autunno nei sotterranei della Kleine Berlin di via Fabio Severo (dal 25 settembre al 31 ottobre) a cura di Maurizio Radacich (che firma anche il libro-catalogo). In contemporanea il festival i Milleocchi organizzerà una preziosa retrospettiva dei suoi film a cura del critico Sergio Grmek-Germani. Marcella Pasqua Margherita Battelini nasce a Trieste il 31 gennaio 1909 da Rodolfo Battelini e Anna Mosettig. Il padre lavora come impiegato in un’importante azienda locale, e coltiva una grande passione: la speleologia. Iscritto alla Società Alpina delle Giulie, dopo la prima guerra mondiale Rodolfo Battelini coinvolge nelle discese negli abissi la moglie Anna e la figlia Marcella, alla quale dedica - nel 1923 - una grotta scoperta dalle parti di Gabrovizza, appunto la Grotta Marcella (ancora oggi frequentata dagli speleologi). La ragazza in breve diventa una provetta esploratrice del mondo sotterraneo, guadagnandosi titoli e articoli sul giornale. Ma Marcella non è solo coraggiosa, è anche molto bella. E ambiziosa. Nel 1926 muore Rodolfo Valentino e la Fox Film Corporation indice un concorso internazionale per trovare un suo degno sostituto. In Italia partecipano alla gara quarantamila uomini e trentamila donne. Dopo le selezioni regionali e la finale a Roma, risultano vincitori per gli uomini il milanese Alberto Rabagliati e per le donne proprio lei, la triestina Marcella Battelini. Lanciati verso il sogno del grande cinema, i due vincitori sbarcano in America il 28 giugno 1927. Marcella, ancora minorenne, è accompagnata dalla mamma. Le viene offerto un contratto triennale e le viene imposto il nome di Lola Salvi. Inizia la sua carriera cibematografica con brevi comparsate in «La danza rossa a Mosca» (con Dolores Del Rio) e «Sporting Girl» (con Magde Bellamy). Nel maggio del 1928 ottiene una parte nel film «Plastered in Paris» (Nell’aria di Parigi) del regista Benjamin Stoloff dove sostiene la parte di Marcelle. Quindi partecipa al film «Thrue Differents Eyes» (in Italia con il titolo «I volti della verità») dove veste i panni della cameriera Julie. L’avvio del sonoro trova Marcella ancora davanti le cineprese, con il film «In Old Arizona», dove ottiene una piccola parte. Le interpretazioni della Battelini, per la sua pronuncia italo-americana definita «lievemente esotica», sono accolte con curiosità e favore dalla stampa americana e dal pubblico. Nel 1929 le viene proposto di realizzare il suo primo film da protagonista. Ma a quel punto qualcosa va storto, i produttori non vogliono un’italiana fra le stelle e allo scadere del contratto finisce anche l’avventura hollywoodiana di Lola Salvi. Il 7 luglio 1929 Marcella Battelini rientra a Trieste, ma la sua parabola artistica non è finita. Sul transatlantico Vulcania, diretto a Trieste, Marcella ha incontrato il musicista e attore Alfredo Polacci, in arte Franco Dossena, che suona nell’orchestra di bordo. Fra i due è subito grande amore. Appena mette piede a Trieste Marcella, che gode ancora del favore della stampa, viene scritturata per uno spettacolo di varietà al cine-teatro Fenice. Dopo alcuni spettacoli nella sua città, nel 1930 Marcella sposa Dossena, e inizia con lui una lunga tournée nei vari teatri italiani di rivista e avanspettacolo. Alfredo Polacci oltre ad essere un valido musicista è anche un bravo sceneggiatore, scriverà musiche e canzoni per le riviste di Marcella e per altri attori tra cui Renato Rascel e Carlo Dapporto. Nel 1931 va in scena l’ultimo spettacolo di Marcella di cui si abbia notizia, a Trieste, al teatro Eden con il varietà «Musetto». «Nonostante l’accurata ricerca storica - spiega Maurizio Radacich - ci sono ancora lacune nella storia e nella biografia di Marcella Battelini». «La prima - continua Radacich -, riguarda il luogo di morte che sembra sia la città di Nizza, mentre siamo certi della data indicata, e cioè il dicembre del 1994; inoltre non siamo riusciti a trovare molte notizie riguardanti il periodo tra 1929 e il 1931 quando faceva il varietà a Trieste e in Italia». Da qui l’appello di Radacich, reso pubblico anche nei giorni scorsi con una lettera al giornale: chiunque fosse in grado di fornire informazioni su Marcella Battelini è pregato di contattare il curatore della mostra (radacich@alice.it, telefono 3392539712).
(02 gennaio 2009) source alfredo polacci

Protagonista suo malgrado di una storia di malasanita' l' anziano autore di riviste

Operato per un calcolo che non c' era

La disavventura di Alfredo Polacci finito sotto i ferri senza anestesia

----------------------------------------------------------------- Protagonista suo malgrado di una storia di malasanita' l'anziano autore di riviste Operato per un calcolo che non c'era La disavventura di Alfredo Polacci finito sotto i ferri senza anestesia Un ferro che fruga nella vescica alla ricerca di un calcolo che si rivelera' inesistente, il "paziente" che soffre piu' del consentito perche' "l'anestesista ha sbagliato il dosaggio, scusi tanto", il rischio di una broncopolmonite per trasferimento in sala operatoria, attraverso cunicoli e corridoi gelidi, dell'ammalato gia' svestito (e rasato, con acqua fredda, nelle parti basse). E un infermiere capo - sala che intima: "Chirurgia, scenda dal letto e non mi faccia perdere tempo!". Storia d'ordinaria malasanita', vissuta da un uomo indifeso, in un periodo poi, l'antivigilia di Natale, che sbandiera il vessillo della bonta'. Protagonista, suo malgrado, Alfredo Polacci, autore di riviste di successo negli anni '40 / 70. Copioni per Rascel (suo, nel '49, il personaggio del "Corazziere": Mamma ti ricordi di quand'ero piccoletto / che me ce voleva la scaletta pe' anna' a letto...), caroselli Durbans per Carlo Dapporto ("Diario di un viveur"), scenette per i fratelli De Rege ("Vieni avanti, cretino!"). Mise insieme due comici complementari, e ne fece una coppia vincente: Billi e Riva. Ha firmato quaranta spettacoli, ha scritto musiche per canzoni ancora orecchiate ("Veleno, se mi baci ti do' il mio veleno"; "Je t'aime" per Maurice Chevalier), ha fatto il pianista jazz su navi da crociera (e ancora arpeggia melodie al pianoforte), ha recitato accanto a Petrolini. Spesso ospite d'arguzia e vivacita' irrefrenabili nel telesalotto di Maurizio Costanzo. Ora risiede nella casa di riposo per musicisti Giuseppe Verdi di piazza Buonarroti, vive di cospicui diritti d'autore, ma, dice, la salute non e' piu' quella d'una volta. Ecco il racconto della sua disavventura: "In settembre notai un'allarmante ematuria (perdita di sangue, ndr), feci subito un esame di ecografia - a pagamento, onde evitare mesi di attesa, durante i quali sarei potuto morire dissanguato - e l'esame rivelo' un calcolo alla prostata. Richiesta per ricovero urgente all'ospedale San Giuseppe: ricovero concesso dopo tre mesi, il 14 dicembre scorso. Ospedale dalle strutture assai funzionanti, camere spaziose a tre letti, assistenza medica sollecita. Invece, gli infermieri... Sgarbati, irrispettosi, avidi ("Per niente nemmeno il cane scrolla la coda"). Finalmente, si fa per dire, viene il giorno dell'operazione. E qui, nudo come un verme, vengo sballottato da una parte all'altra dell'ospedale. Atroce dolore per l'iniezione lombospinale di anestetico, poi legato a gambe divaricate in attesa che il medico intervenga. E quando interviene, sento tutto, e urlo come un maiale scannato. Mi diranno alla fine che l'anestesista ha sbagliato il dosaggio. E scopriro' che il giovane chirurgo, frugandomi con i ferri, non ha trovato il calcolo, in compenso ha leso un vaso sanguigno, che ancora mi provoca perdite. Odissea nell'ospizio, dunque". Alfredo Polacci ha compiuto 90 anni il 4 agosto, e gli resta ancora, per sua e nostra fortuna, voglia di inventar battute. Auguri di cuore.

Tedesco Dino

Pagina 40 (28 dicembre 1997) - Corriere della Sera

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dedica alfredo polacci natale 86

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