Deve pagare le federe con cui voleva suicidarsi
«Ha danneggiato volontariamente un bene di proprietà della pubblica amministrazione»
Aveva tentato per disperazione il suicidio nella sua cella del Coroneo. Lo avevano salvato all’ultimo momento, togliendo il cappio ormai stretto attorno al collo. Ora lo Stato gli ha presentato il conto per aver ridotto in strisce due federe appartenenti all’A mministrazione carceraria. Le due federe erano diventate una corda e l’immigrato curdo l’aveva annodata trasformandola in cappio per mettere fine ai propri giorni.
Il protagonista di questa vicenda ora è libero e ha ottenuto l’a silo politico nel nostro Paese. La legge però non si è mai dimenticata di lui e prima la Procura della Repubblica di Trieste, poi il Tribunale, infine la Corte d’appello, hanno affrontato il caso delle due federe strappate: valore sette euro, peraltro risarcito dal detenuto salvato dalla polizia penitenziaria a due passi dal baratro.
Un magistrato lo ha rinviato a giudizio per danneggiamento aggravato. «Con coscienza e volontà distruggeva un bene della Pubblica amministrazione». Un giudici del Tribunale neo processo di primo grado aveva accolto questa tesi condannando l’immigrato a trenta euro di multa. Il difensore ha interposto appello e il rappresentante della Procura generale nel processo di secondo grado svoltosi due giorni fa, ha chiesto nella sua requisitoria che l’i mmigrato fosse assolto. «Ha risarcito il danno. Quando ha tentato di uccidersi stava male, era totalmente alterato dalla disperazione».
Identica soluzione è stata proposta dal difensore. Sembrava fatta: il caso delle due federe «statali», divenute corde per impiccarsi in cella, sembrava destinato all’oblio, all’archivio dei casi dimenticati. Tre magistrati della Corte d’appello si sono riuniti in Camera di Consiglio e hanno sovvertito ogni aspettativa della difesa e dell’accusa.
L’imputato è stato nuovamente riconosciuto colpevole di aver danneggiato volontariamente un bene della pubblica amministrazione, ma la pena inflittagli in primo grado è stata ridimensionata. Non più trenta euro di multa, bensì solo venticinque. Ora il cittadino curdo e i suoi difensori stanno attendendo di conoscere le motivazioni che stanno alla base della conferma della condanna. E’ probabile che delle due federe del carcere del Coroneo debbano occuparsi a breve scadenza i giudici della Corte di Cassazione. (29 gennaio 2009)
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